foto di Paolo Salvi
Chi Siamo
Radio Italia 5
Un’idea che ebbe origine da un volo.
Della radio l’usignol, stamattina ha preso il vol
al suo libero cielo ha voluto ritornare
(Refrain de “L’uccelino della radio”, 1940)
Nel 1940, una canzone allegra raccontava che l’uccellino della radio aveva preso il volo. Era in uso a quel tempo, che il gorgheggiare di un uccellino, facesse da cesura fra un programma e l’altro.
La gaiezza di quel canto dava un senso di euforia, di spensieratezza che aveva origine soltanto dai gorgheggi di quell’uccellino.
l racconto della canzone è breve ma emblematico. Una mattina, non sentendo più il canto del piccolo usignolo, nasce un gran subbuglio nella redazione; i tecnici, gli attori (allora gli attori trasmettevano dal vivo), vanno in agitazione.
Una passeretta era passata e con il suo “ci, ci, ci” aveva convinto il povero uccellino chiuso nella gabbia tutta d’oro, a riconquistare la libertà del cielo, dove l’aria e il sole soltanto potevano fai sbocciare l’amore. Il racconto è emblematico.
Negli anni settanta, realmente quell’uccellino prese il volo; libero dalla gabbia istituzionale, si posò sopra ogni torre, cinguettò sopra ogni campanile d’Italia.
Anche a Poppi ci fu chi seppe ascoltare quel richiamo e da sopra la vecchia torre fece ascoltare, in Casentino, una voce che nessuno, prima, aveva sentito, mai.
Un “radio amatore” che aveva l’estro e la temerarietà dell’impresa si fece ideatore e promotore di programmi, che ebbero la caratteristica sonora della voce non impostata; condotti non da nomi altisonanti: erano, piuttosto, nomi la cui eco si sentiva, spesso, risuonare per le strade dell’antico borgo di Poppi: Roberto, Luciano, Mario, Paolo e quanti altri mai l’istrione di Radio Diffusione Poppi seppe accattivare al ruolo di giovani promesse, zelanti alla ribalta.
Angela e Marina furono annoverate fra gli altri, con un rosa fuori quota; la loro voce dette i colori dell’arcobaleno alle onde di quella “Radio”.
Ci fu un fervore, un entusiasmo e un’euforia che fecero sognare, innamorare e fantasticare chi, a quel tempo, aveva meno di vent’anni.
Le imprese, gli esercizi commerciali, per la prima volta, si avvalsero di questo richiamo per propagandare le loro attività e i loro esercizi; fu l’ingorgo della pubblicità, redatta non con la piaggeria delle scuole pubblicitarie, ma con l’inventiva dell’ Editore che seppe addestrare, sollecitare, incentivare tanti giovani della vallata; di seguito a quell’esperienza, chi si fece strada, nel settore, chi, per le consuete vicissitudini della vita, abbandonò il campo; ma tutti, oggi, ricordano con nostalgia quella stagione che, per tutti, fu la stagione dell’entusiasmo, al seguito del volo alto; protagonisti dell’etere, furono i pionieri, al seguito di chi seppe avanzare e progredire, nonostante i travagli del tempo.
Oggi Radio Italia 5, non è più un’emittente sparuta, allocata in una vecchia torre; oggi è un’azienda ben strutturata, con un organigramma selezionato.
Ogni palinsesto è curato meticolosamente dall’Editore stesso. Il raggio di ascolto non è circoscritto alla corona di montagne che circonda il Casentino; oltre trentacinque ripetitori, dislocati nei punti strategici del centro Italia, emettono un segnale chiaro e forte che travalica i confini della Toscana, Emilia Romagna, Marche e Umbria in FM (anche con il nuovo sistema DAB), in streaming in tutto il mondo.
L’emittente abbonda di servizi utili al cittadino; la rete commerciale, sensibile alle aspettative del mondo del lavoro, si prodiga, in mille modi, mettendo a disposizione di chi intraprende, la professionalità dei propri tecnici della comunicazione.
Perché quell’uccellino, non chiuso nelle gabbie di grandi Network, tramite Radio Italia 5, cinguetti, per ognuno, sogni, desideri e dia la sveglia a chi, per l’asprezza dei tempi, è tentato di rinunciare alla corsa.
Titiro era un pastore che passava le giornate sdraiato, all’ombra di un faggio; Melibeo gli rimprovera quella indifferenza che si contenta di poco. Radio Italia 5 vuol dire a tutti i Titiro: “svegliatevi”, è l’ora di alzarsi. La vera poesia è nelle cose; e le cose se non si fanno, vanno a male!”
Gianfranco Ballerini
Editore